Una tecnica antichissima sviluppatasi in epoca alessandrina e romana (I secolo a.C. – I secolo d.C.), riscoperta dai veneziani alla fine del XV secolo e da questi ripresa nella seconda metà dell’Ottocento (intorno al 1870).
Dai primi anni cinquanta Paolo Venini propose una singolare rilettura del vetro a murrine che impiegò per dare vita a suggestive serie di vetri. La prima di queste, databile al 1953, vede l’impiego di murrine chiamate in veneziano “a dame” (a scacchiera) dal motivo bicromo a quadrati alternati. La tecnica di esecuzione consiste nell’accostare le murrine (sezioni trasversali di canne realizzate in precedenza) sopra una piastra metallica rivestita di argilla. Più volte introdotte nel forno a circa 700 gradi, queste, per effetto del calore, si saldano formando un tessuto vitreo. Successivamente questo viene chiuso a cilindro per essere lavorato - con la soffiatura e la modellazione a caldo – in modo da ottenere oggetti dalle forme più diverse.