La tecnica del vetro a decoro piumato, rinvenuta già nei vetri preromani fenici ed egiziani, venne introdotta nelle vetrerie muranesi alla fine del XVI secolo o più probabilmente nel XVII secolo e ampiamente utilizzata nei secoli successivi.
Si ottiene applicando a caldo attorno a un vetro soffiato dei fili vitrei di altro colore che pettinati all’insù e all’ingiù con uno strumento metallico munito di varie punte, detto pettine, sgraffon o anche manereta, assumono un andamento a onde, a piume o a festoni ripetuti. L’oggetto così decorato viene successivamente scaldato, marmorizzato sul bronzino e ulteriormente soffiato. Verso la metà degli anni cinquanta, Fulvio Bianconi arricchì il bestiario di Venini con diversi modelli tra cui si distinguono la serie dedicata agli uccelli acquatici, dalla linea essenziale, alcuni pappagalli e la serie degli animali da cortile, dall’aspetto allegro e divertito. In tutti questi casi gli oggetti sono accomunati dalla ricercatezza del tessuto vitreo. Per gli uccelli acquatici egli impiegò con disinvoltura anche una originale variante del decoro fenicio – il “fenicio pisegà” (fenicio pizzicato) – grazie al quale ottenne una variegata tessitura ondulata bianca che risalta sul corpo trasparente. Bianconi ricorse nuovamente al decoro fenicio per alludere al piumaggio degli altri animali, realizzati in vetro opaco policromo.