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Gli Estensi a Ferrara si rifornivano nella vicina Venezia fin dal XV secolo, soprattutto per gli oggetti d’apparato in vetro per la corte, mentre si dedicavano alla produzione in proprio di armi, arazzi, mobili e maioliche. Il ricchissimo archivio estense, conservato a Modena, offre a tale proposito copiosa documentazione sui pagamenti effettuati per acquisti di vetri a Venezia. Tracce di lavorazione locale del vetro si trovano, invece, a partire dal XVI secolo: maestri fenestrati lavoravano assiduamente nei ripristini dei grandi immobili ferraresi, come il Castello, il Palazzo Ducale e nelle nuove dimore nobiliari. Ad artisti prestigiosi veniva affidata l’esecuzione dei disegni preparatori per la realizzazione di oggetti in vetro e maiolica: Alfonso I d’Este fece disegnare a Tiziano una serie di vetri per la farmacia del Castello; Dosso Dossi e il fratello Battista, come risulta da bolle di pagamento trovate in archivio, si occuparono dei disegni e delle decorazioni delle ceramiche che si cuocevano nel Castello. Con la devoluzione di Ferrara alla Chiesa nel 1598 la corte estense si trasferì a Modena e le antiche abitudini sopravvissero, anche se lo splendore della corte si provincializzò e cambiò dimensione. La vita nel nuovo Palazzo Ducale perse quel connotato di unitarietà culturale ed artistica che aveva caratterizzato Ferrara dal tempo di Nicolo III d’Este. Per quanto concerne i manufatti in vetro Venezia era più lontana, anche se continuava a rifornire le credenze estensi. La corte si era fatta più casalinga e per questo a Modena incominciavano a trovare ospitalità soffiatori di varia provenienza, specie gli Altaresi del Piemonte. Questa presenza, di cui si trova traccia fino alla metà del XIX secolo con la famiglia Bormioli, ha caratterizzato in modo significativo la produzione vetraria modenese, destinata prevalentemente ad oggetti d’uso comune e domestico. Zucche, zucchette, calamai e bottiglie sono il frutto del lavoro di artigiani per lo più nomadi, che operarono a Modena tra il XVII ed il XIX secolo, e che questo lavoro ci rende familiari nei loro molteplici aspetti.