Il vetro pulegoso si presenta pieno di bollicine ottenute introducendo nella massa fusa una sostanza atta a produrre lo sviluppo di bolle di gas. La tecnica venne sviluppata negli Anni Venti da Napoleone Martinuzzi alla Venini.
I pulegosi vennero presentati alla XVI Biennale di Venezia nel 1928, dove si ebbe modo di apprezzare gli esiti più recenti e originali delle ricerche di Martinuzzi. Per queste sue creazioni, infatti, egli adottò una inedita materia opaca dall’aspetto spugnoso, caratterizzata dall’inclusione di innumerevoli bollicine (puleghe) che si formavano in seguito all’aggiunta di bicarbonato di sodio o di petrolio nella massa vetrosa incandescente. Il vetro pulegoso era stato studiato dall’artista per meglio rispondere all’esigenza di plasticità insita nella sua natura di scultore. Inoltre, particolarmente interessato ai vetri antichi, di cui aveva già proposto le forme in alcuni trasparenti, egli necessitava di un materiale che ne imitasse la consistenza e l’opacità.