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Filigrana a reticello e filigrana a retortoli

Le due tecniche, risalenti al XVI secolo e riprese ampiamente nel XVIII e XIX secolo, prevedono l’utilizzo di bacchette di vetro trasparente contenenti fili in vetro lattimo o colorato.

Se i fili nelle bacchette sono ritorti (o a spirale) la filigrana è detta “a retortoli”; se le bacchette sono incrociate è detta “a reticello” o “doppia”. Per la realizzazione della filigrana a reticello vengono preparati due cilindri con andamento a spirale opposto che, soffiati e opportunamente aperti, vengono inseriti uno dentro l’altro saldando le pareti tra loro. Si ottiene così un caratteristico disegno a losanghe al centro delle quali rimane intrappolata una piccola bolla d’aria. La tecnica della filigrana a retortoli, detta anche zanfirico, prevede l’unione a caldo di caratteristiche canne trasparenti con fili variamente intrecciati, inglobati al loro interno, per ottenere un unico tessuto vitreo che viene poi manipolato e soffiato fino alla forma voluta. Negli anni cinquanta Paolo Venini, con i suoi maestri, mise a punto diverse varianti di vetri zanfirici, tutti accomunati da un disegno elegante ed essenziale.

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