Carlo Scarpa. Venini 1932 — 1947

A cura di Marino Barovier

La mostra ricostruisce il percorso creativo di Carlo Scarpa negli anni in cui operò come direttore artistico per la vetreria Venini (dal 1932 al 1947) e si articola attorno a una selezione di più di trecento opere, alcune delle quali esposte per la prima volta e provenienti da collezioni private e musei di tutto il mondo.

Le opere raccolte nella mostra “Carlo Scarpa. Venini 1932 — 1947” sono suddivise in una trentina di tipologie che si differenziano per tecnica di esecuzione e per tessuto vitreo. Il materiale esposto comprende anche prototipi e pezzi unici, disegni e bozzetti originali, insieme a foto storiche e documenti d’archivio.

La mostra offre un’occasione di riflessione sul significato e l’importanza dell’esperienza del design nell’opera di Carlo Scarpa, che al periodo muranese deve la sua vocazione sperimentale e artigiana, e propone un interessante confronto tra l’attività di Scarpa-designer e quella di Scarpa-architetto. Nel 1932 Carlo Scarpa inizia la sua collaborazione con la vetreria Venini, per la quale fino al 1947 progetta degli straordinari vetri. Il suo lavoro si caratterizza per la continua ricerca sulla materia, sull’uso del colore e delle tecniche che ha saputo interpretare in modo personale, sia rivisitando le antiche tradizioni che ideando, insieme ai maestri vetrai, nuove procedure di lavorazione.

Ai primi anni risalgono i vetri “a bollicine”, i vetri a “mezza filigrana”, i vetri “sommersi”, presentati per la prima volta in occasione della Biennale di Venezia del 1934. Due anni più tardi, alla stessa manifestazione e alla VI Triennale vengono esposti gli eleganti “lattimi”, le “murrine” romane, nate dalla collaborazione con Paolo Venini, e i vetri “corrosi” dalla caratteristica superficie scabra. Alla Biennale di Venezia del 1938 Scarpa diversifica la produzione e propone sia vasi che oggetti d’uso. Venini espone i vetri a “puntini”, quelli a “fasce” e i “rigati”, che anticipano la coloratissima serie dei vetri “tessuto” esposti alla successiva Biennale.

Il 1940 è un anno molto importante per la vetreria muranese che, alle mostre di Milano e Venezia, offre un’ampia rassegna di vetri ideati dall’architetto, tra i quali i “laccati neri e rossi”, i “granulari” e gli “incisi”, prodotti in serie limitata, sia per la difficoltà di esecuzione che per gli alti costi di produzione. Altre tipologie come i “cinesi”, le cui forme si ispirano alle porcellane orientali, i “battuti” o gli stessi “tessuti”, ottengono invece grande fortuna commerciale. Il 1942 è l’ultima Biennale alla quale Carlo Scarpa partecipa come progettista di vetri. Dal dopoguerra, conclusa l’esperienza alla Venini, si dedica unicamente all’architettura.

 

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Carlo Scarpa, Murrine romane, vista dell’allestimento. Foto: Ettore Bellini. Courtesy: LE STANZE DEL VETRO

Carlo Scarpa, A puntini e A strisce, vista dell’allestimento. Foto: Ettore Bellini. Courtesy: LE STANZE DEL VETRO

Carlo Scarpa, A bollicine, vista dell’allestimento. Foto: Ettore Bellini. Courtesy: LE STANZE DEL VETRO

Carlo Scarpa, Rigati e Tessuti, vista dell’allestimento. Foto: Ettore Bellini. Courtesy: LE STANZE DEL VETRO